martedì 20 gennaio 2015

Il pm di Milano: indirizzata a me una lettera con proiettili. E sul caso Expo dice: “Il doppio pedinamento c’è stato”

l’affidamento di Berlusconi



Il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini


Il pm di Milano: indirizzata a me una lettera con proiettili. E sul caso Expo dice: “Il doppio pedinamento c’è stato”

«Ho ricevuto gli ultimi proiettili, ma fa parte dei rischi del mestiere, quando pochi giorni fa si sono decisi i servizi sociali al presidente Berlusconi». Il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, apre con una notizia-choc la sua audizione del 12 maggio scorso davanti alla Settima Commissione del Csm, che l’ha convocata sullo scontro in atto alla procura di Milano tra il collega Alfredo Robledo e il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. È la premessa «doverosa» che fa prima di rispondere alla domanda del perché fu lei ad occuparsi del processo Ruby e, prima di riceverlo in assegnazione, a interrogare - forse «senza titolarità», come ha ipotizzato il Pg di Milano Manlio Minale - il capo di gabinetto della questura di Milano Pietro Ostuni, dalle cui dichiarazioni scaturì l’iscrizione di Silvio Berlusconi per per concussione. 
Raccontando l’episodio della nuova minaccia, ma anche riferendosi ai titoli dei giornali di questi giorni su lei e sul suo ruolo nel processo Ruby, Boccassini parla di un «tentativo di delegittimazione» nei suoi confronti che «coincide» proprio con l’inizio tra pochi mesi del giudizio d’appello. Un tema che richiama alla fine della lunga audizione quando, con un «appello accorato», invita i consiglieri a prendere presto le loro decisioni per evitare di esporre a un rischio analogo l’intero ufficio e un procuratore che non lo meritano. 
Il fascicolo Ruby è uno degli argomenti centrali delle tre ore di risposte del pm milanese davanti ai consiglieri, ai quali riferisce anche che due mesi fa aveva presentato le dimissioni dal suo ruolo di capo della Dda di Milano, amareggiata dalle accuse «false» rivolte al suo ufficio nella relazione annuale sulla Superprocura. E rispondendo anche alle domande sull’ inchiesta Expo, Boccassini conferma la vicenda del doppio pedinamento di uno degli indagati attribuita da Bruti Liberati alla responsabilità di Robledo e smentita alla radice dal diretto interessato. Sulla questione torna anche Bruti Liberati con una nuova lettera al Csm (che intanto ha deciso di non riconvocare Robledo): l’episodio è avvenuto e proprio la nota con cui il suo aggiunto ieri gli ha replicato sarebbe una conferma che questi stava indagando da tempo senza averlo informato. E al Csm chiede tempi brevi l’Associazione magistrati per evitare il rischio di delegittimare la procura. 
RUBY - Davanti ai consiglieri Boccassini si dice «rammaricata» per aver dovuto leggere dai giornali i dubbi del Pg di Milano sulla sua titolarità a interrogare Ostuni, come pure le «critiche» sul punto del collega Pomarici. «Mi era stato chiesto dal procuratore» di coadiuvare il pm Sangermano, che era il titolare sin dall’inizio dell’indagine e che, secondo una «prassi» della procura, portò con sé il fascicolo quando passò alla Dda; il tutto avvenne «in perfetto accordo con l’altro aggiunto Forno» e «di intesa con l’aggiunto Nobili» e nella decisione non pesò il fatto che «avevo già fatto i processi contro il presidente del Consiglio». Quanto al mancato coinvolgimento di Robledo - che è responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione - non ci fu il tempo per il coordinamento con il suo Dipartimento: quando fu iscritto Berlusconi «le indagini erano già finite» e «in meno di un mese «si arrivò alla richiesta di giudizio immediato. Per ragioni di «economia processuale» sarebbe stato «irresponsabile» separare la concussione «dal contesto generale». 
EXPO - «Purtroppo questo è avvenuto», «Robledo era perfettamente al corrente dell’indagine che riguardava l’Expo e in particolare Paris»: questa la risposta di Boccassini alla domanda sul doppio pedinamento. Sul campo c’erano «due forze della Guardia di Finanza di Milano», e questo fu un bene perché l’aliquota che lavorava con i pm Gittardi e D’Alessio, «ha fatto 3.000 passi indietro appena ha visto i colleghi che erano sullo stesso osso», andandosene via. Una vicenda accaduta «in tempi recenti, quando le richieste di misura cautelare erano già state inoltrate all’ufficio del gip», e che i due pm «hanno riferito al capo dell’ufficio». Poi spiega che quando dagli indagati per mafia si passò a ipotesi di corruzione «smembrare il fascicolo», coassegnato al suo e al Dipartimento di Robledo, sarebbe stato «irresponsabile»; peraltro il collega , tramite il sostituto del suo pool D’Alessio, «aveva a disposizione tutti gli atti di indagine»; di qui anche il suo «sconcerto» quando Robledo «senza preavviso» chiese che il fascicolo fosse trasferito tutto a lui, senza aver mosso mai prima «recriminazioni» sulle indagini. Quanto alla lamentela del collega di non aver ricevuto risposta alla sua richiesta, Boccassini è ruvida: «ho letto sui giornali che mi sarei rifiutata di rispondere. Quando gli atti non saranno più coperti dal segreto, valuterò quello che dovrò fare nei confronti di chi ha dichiarato il falso». E a chi le chiede come mai non dialogassero direttamente, Boccassini replica che è Robledo che non l’ha mai cercata: «la mia porta è aperta a qualsiasi aggiunto che voglia parlare con me».  
Da LA STAMPA.IT

Ecco chi darebbe veramente lustro all' ITALIA - 

ILDA BOCCASSINI Presidente della Repubblica 




Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento !