l’affidamento di Berlusconi
Il
pm di Milano: indirizzata a me una lettera con proiettili. E sul caso
Expo dice: “Il doppio pedinamento c’è stato”
«Ho
ricevuto gli ultimi proiettili, ma fa parte dei rischi del mestiere,
quando pochi giorni fa si sono decisi i servizi sociali al presidente
Berlusconi». Il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini,
apre con una notizia-choc la sua audizione del 12 maggio scorso
davanti alla Settima Commissione del Csm, che l’ha convocata sullo
scontro in atto alla procura di Milano tra il collega Alfredo Robledo
e il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. È la premessa
«doverosa» che fa prima di rispondere alla domanda del perché fu
lei ad occuparsi del processo Ruby e, prima di riceverlo in
assegnazione, a interrogare - forse «senza titolarità», come ha
ipotizzato il Pg di Milano Manlio Minale - il capo di gabinetto della
questura di Milano Pietro Ostuni, dalle cui dichiarazioni scaturì
l’iscrizione di Silvio Berlusconi per per concussione.
Raccontando
l’episodio della nuova minaccia, ma anche riferendosi ai titoli dei
giornali di questi giorni su lei e sul suo ruolo nel processo Ruby,
Boccassini parla di un «tentativo di delegittimazione» nei suoi
confronti che «coincide» proprio con l’inizio tra pochi mesi del
giudizio d’appello. Un tema che richiama alla fine della lunga
audizione quando, con un «appello accorato», invita i consiglieri a
prendere presto le loro decisioni per evitare di esporre a un rischio
analogo l’intero ufficio e un procuratore che non lo meritano.
Il
fascicolo Ruby è uno degli argomenti centrali delle tre ore di
risposte del pm milanese davanti ai consiglieri, ai quali riferisce
anche che due mesi fa aveva presentato le dimissioni dal suo ruolo di
capo della Dda di Milano, amareggiata dalle accuse «false» rivolte
al suo ufficio nella relazione annuale sulla Superprocura. E
rispondendo anche alle domande sull’ inchiesta Expo, Boccassini
conferma la vicenda del doppio pedinamento di uno degli indagati
attribuita da Bruti Liberati alla responsabilità di Robledo e
smentita alla radice dal diretto interessato. Sulla questione torna
anche Bruti Liberati con una nuova lettera al Csm (che intanto ha
deciso di non riconvocare Robledo): l’episodio è avvenuto e
proprio la nota con cui il suo aggiunto ieri gli ha replicato sarebbe
una conferma che questi stava indagando da tempo senza averlo
informato. E al Csm chiede tempi brevi l’Associazione magistrati
per evitare il rischio di delegittimare la procura.
RUBY
- Davanti ai consiglieri Boccassini si dice «rammaricata» per
aver dovuto leggere dai giornali i dubbi del Pg di Milano sulla sua
titolarità a interrogare Ostuni, come pure le «critiche» sul punto
del collega Pomarici. «Mi era stato chiesto dal procuratore» di
coadiuvare il pm Sangermano, che era il titolare sin dall’inizio
dell’indagine e che, secondo una «prassi» della procura, portò
con sé il fascicolo quando passò alla Dda; il tutto avvenne «in
perfetto accordo con l’altro aggiunto Forno» e «di intesa con
l’aggiunto Nobili» e nella decisione non pesò il fatto che «avevo
già fatto i processi contro il presidente del Consiglio». Quanto al
mancato coinvolgimento di Robledo - che è responsabile del pool dei
reati contro la pubblica amministrazione - non ci fu il tempo per il
coordinamento con il suo Dipartimento: quando fu iscritto Berlusconi
«le indagini erano già finite» e «in meno di un mese «si arrivò
alla richiesta di giudizio immediato. Per ragioni di «economia
processuale» sarebbe stato «irresponsabile» separare la
concussione «dal contesto generale».
EXPO
- «Purtroppo questo è avvenuto», «Robledo era perfettamente
al corrente dell’indagine che riguardava l’Expo e in particolare
Paris»: questa la risposta di Boccassini alla domanda sul doppio
pedinamento. Sul campo c’erano «due forze della Guardia di Finanza
di Milano», e questo fu un bene perché l’aliquota che lavorava
con i pm Gittardi e D’Alessio, «ha fatto 3.000 passi indietro
appena ha visto i colleghi che erano sullo stesso osso», andandosene
via. Una vicenda accaduta «in tempi recenti, quando le richieste di
misura cautelare erano già state inoltrate all’ufficio del gip»,
e che i due pm «hanno riferito al capo dell’ufficio». Poi spiega
che quando dagli indagati per mafia si passò a ipotesi di corruzione
«smembrare il fascicolo», coassegnato al suo e al Dipartimento di
Robledo, sarebbe stato «irresponsabile»; peraltro il collega ,
tramite il sostituto del suo pool D’Alessio, «aveva a disposizione
tutti gli atti di indagine»; di qui anche il suo «sconcerto»
quando Robledo «senza preavviso» chiese che il fascicolo fosse
trasferito tutto a lui, senza aver mosso mai prima «recriminazioni»
sulle indagini. Quanto alla lamentela del collega di non aver
ricevuto risposta alla sua richiesta, Boccassini è ruvida: «ho
letto sui giornali che mi sarei rifiutata di rispondere. Quando gli
atti non saranno più coperti dal segreto, valuterò quello che dovrò
fare nei confronti di chi ha dichiarato il falso». E a chi le chiede
come mai non dialogassero direttamente, Boccassini replica che è
Robledo che non l’ha mai cercata: «la mia porta è aperta a
qualsiasi aggiunto che voglia parlare con me».
Da
LA STAMPA.IT
Ecco chi darebbe veramente lustro all' ITALIA -
ILDA BOCCASSINI Presidente della Repubblica
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