Mose,
Renzi: “La corruzione dei politici
è come l’alto
tradimento”
Cantone: “A Venezia peggio dell’Expo”
Il
presidente dell’Anticorruzione: «Il sistema degli appalti va
ripensato
perché non funziona». Grillo: «Noi vinciamo poi, intanto #arrestanovoi»
perché non funziona». Grillo: «Noi vinciamo poi, intanto #arrestanovoi»
«Il
problema sono i ladri, non le regole, la gente che ruba va mandata a
casa» ha detto il presidente del Consiglio Matteo
Renzi intervenendo in conferenza stampa a Bruxelles, «nelle
prossime ore interverremo sugli appalti pubblici, l’anticorruzione
e altri temi specifici». Commentando lo scandalo del progetto Mose
di Venezia e l’inchiesta in corso, Renzi definisce «alto
tradimento» la corruzione dei politici, sottolineando che la
politica non è stata soltanto lambita dall’inchiesta, «il punto
centrale è garantire che chi viene condannato poi non abbia la
possibilità, magari 20 anni dopo, di occuparsi della cosa pubblica.
Quindi la mia proposta del Daspo per politici e imprenditori è il
senso dell’operazione».
Cantone:
«Sistema inquietante, favorito dall’enorme quantità di denaro».
«Cambiare
le regole non basta, serve discontinuità politica e culturale»: è
l’opinione rilasciata a Radio Uno da Raffaele Cantone,
presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Ha definito
«inquietante» il sistema di corruzione che emerge dall’inchiesta
sul maxi progetto. Una vicenda peggio dell’Expo: «Una corruzione
davvero penetrante, che viene in qualche modo favorita dalla quantità
enorme di denaro che gira quando si tratta di grandi opere». Perchè
il rischio, di fronte alla burocrazia, è che tutto si blocchi, che
la revoca degli appalti «laddove si individuino reati» comprometta
tutto il lavoro svolto. Così il ministro della Giustizia Andrea
Orlando dice «basta con le procedure eccezionali e con i
percorsi emergenziali, perchè dove non c’è concorrenza, è più
facile che si crei opacità». E Gianluca Galletti, ministro
dell’Ambiente, ribadisce: «E’ il momento di finire quell’opera».
L’inchiesta
durata cinque anni
Politici,
imprenditori, perfino il sindaco di Venezia Orsoni, ora ai
domiciliari con l’accusa di finanziamento illecito e sospeso dalla
Prefettura dalla carica di sindaco: l’inchiesta sul Mose ha fatto
scattare 35 arresti, oltre cento gli indagati inseriti nell’ordinanza
firmata dal gip. È il frutto del lavoro di cinque anni, l’avvio
nel settembre del 2009 partite con accertamenti fiscali sulle società
legate al consorzio Venezia Nuova. Ora le accuse di corruzione a
politici e imprenditori, coinvolgendo nell’inchiesta esponenti di
destra e sinistra: sarebbe di 25 milioni di euro, secondo la procura,
la somma di denaro «distratta» dal progetto della maxi diga. Poco
fa si è dimesso Renato Chisso (Fi), assessore regionale veneto alle
Infrastrutture, tra i 35 arrestati.
Grillo:
«Noi vinciamo poi, intanto #arrestanovoi»
«Noi
vinciamo poi, intanto #arrestanovoi» è l’ultimo commento di Beppe
Grillo sul suo blog, ricambiando così l’ironia che il Pd aveva
usato per commentare l’esito del Movimento 5 Stelle alle europee.
Il Movimento, nelle ultime ore, aveva anche chiesto le dimissioni
di Luca Zaia, governatore del Veneto, che replica: «Se c’è
un partito che in questa inchiesta non viene mai citato è la Lega
Nord», annunciando di aver chiesto di poter incontrare il
procuratore capo di Venezia per avere informazioni, mentre Roberto
Maroni, governatore della Lombardia, sottolinea come «le
responsabilità penali sono sempre personali».
Lotti,
Pd: «Orsoni? Non è per scaricarlo, ma non ha la tessera»
Dopo
lo scandalo Expo, la nuova Tangentopoli rilancia la questione
appalti: sono 600 le norme che regolano la materia,
sottolinea Riccardo Nencini, viceministro alle Infrastrutture,
«le ridurremo di due terzi», si impegna, annunciando che il tavolo
sul settore subirà un’accelerazione già la prossima settimana
«per definire i parametri del nuovo codice degli appalti».
All’interno del Pd, intanto, il responsabile organizzazioneLuca
Lotti interviene sui rapporti tra il partito e il sindaco di
Venezia Orsoni: «C’è un accanimento sul fatto che il sindaco sia
del Pd. Non è per scaricarlo, ma Giorgio Orsoni non è del Pd, non
ha mai avuto la tessera. Il Pd sostiene il sindaco indipendente
Giorgio Orsoni». La replica arriva da Emanuele Prataviera,
deputato leghista: «Il Pd non può chiamarsi fuori, Orsoni fino a
ieri era considerato uno degli ideologi del Pd di Renzi». «L’altra
edificante faccia delle larghe intese» è il commento di Giorgia
Meloni (Fdi) su Twitter commentando le inchieste Mose ed Expo.
Da
LA STAMPA.it
Il povero Grillo fa la battuta e poi ? come al solito
non contribuisce a nulla ...io direi che siamo stufi di
battute e di ladri, ma anche di imbecilli ...saluti
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