giovedì 5 giugno 2014

Mose, Renzi: “La corruzione dei politici è come l’alto tradimento” Cantone: “A Venezia peggio dell’Expo”

Mose, Renzi: “La corruzione dei politici
è come l’alto tradimento”
Cantone: “A Venezia peggio dell’Expo”



Il presidente dell’Anticorruzione: «Il sistema degli appalti va ripensato
perché non funziona». Grillo: «Noi vinciamo poi, intanto #arrestanovoi»
«Il problema sono i ladri, non le regole, la gente che ruba va mandata a casa» ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi intervenendo in conferenza stampa a Bruxelles, «nelle prossime ore interverremo sugli appalti pubblici, l’anticorruzione e altri temi specifici». Commentando lo scandalo del progetto Mose di Venezia e l’inchiesta in corso, Renzi definisce «alto tradimento» la corruzione dei politici, sottolineando che la politica non è stata soltanto lambita dall’inchiesta, «il punto centrale è garantire che chi viene condannato poi non abbia la possibilità, magari 20 anni dopo, di occuparsi della cosa pubblica. Quindi la mia proposta del Daspo per politici e imprenditori è il senso dell’operazione». 
Cantone: «Sistema inquietante, favorito dall’enorme quantità di denaro».  
«Cambiare le regole non basta, serve discontinuità politica e culturale»: è l’opinione rilasciata a Radio Uno da Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Ha definito «inquietante» il sistema di corruzione che emerge dall’inchiesta sul maxi progetto. Una vicenda peggio dell’Expo: «Una corruzione davvero penetrante, che viene in qualche modo favorita dalla quantità enorme di denaro che gira quando si tratta di grandi opere». Perchè il rischio, di fronte alla burocrazia, è che tutto si blocchi, che la revoca degli appalti «laddove si individuino reati» comprometta tutto il lavoro svolto. Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando dice «basta con le procedure eccezionali e con i percorsi emergenziali, perchè dove non c’è concorrenza, è più facile che si crei opacità». E Gianluca Galletti, ministro dell’Ambiente, ribadisce: «E’ il momento di finire quell’opera».  
L’inchiesta durata cinque anni  
Politici, imprenditori, perfino il sindaco di Venezia Orsoni, ora ai domiciliari con l’accusa di finanziamento illecito e sospeso dalla Prefettura dalla carica di sindaco: l’inchiesta sul Mose ha fatto scattare 35 arresti, oltre cento gli indagati inseriti nell’ordinanza firmata dal gip. È il frutto del lavoro di cinque anni, l’avvio nel settembre del 2009 partite con accertamenti fiscali sulle società legate al consorzio Venezia Nuova. Ora le accuse di corruzione a politici e imprenditori, coinvolgendo nell’inchiesta esponenti di destra e sinistra: sarebbe di 25 milioni di euro, secondo la procura, la somma di denaro «distratta» dal progetto della maxi diga. Poco fa si è dimesso Renato Chisso (Fi), assessore regionale veneto alle Infrastrutture, tra i 35 arrestati. 
Grillo: «Noi vinciamo poi, intanto #arrestanovoi»  
«Noi vinciamo poi, intanto #arrestanovoi» è l’ultimo commento di Beppe Grillo sul suo blog, ricambiando così l’ironia che il Pd aveva usato per commentare l’esito del Movimento 5 Stelle alle europee. Il Movimento, nelle ultime ore, aveva anche chiesto le dimissioni di Luca Zaia, governatore del Veneto, che replica: «Se c’è un partito che in questa inchiesta non viene mai citato è la Lega Nord», annunciando di aver chiesto di poter incontrare il procuratore capo di Venezia per avere informazioni, mentre Roberto Maroni, governatore della Lombardia, sottolinea come «le responsabilità penali sono sempre personali».  
Lotti, Pd: «Orsoni? Non è per scaricarlo, ma non ha la tessera»  
Dopo lo scandalo Expo, la nuova Tangentopoli rilancia la questione appalti: sono 600 le norme che regolano la materia, sottolinea Riccardo Nencini, viceministro alle Infrastrutture, «le ridurremo di due terzi», si impegna, annunciando che il tavolo sul settore subirà un’accelerazione già la prossima settimana «per definire i parametri del nuovo codice degli appalti». All’interno del Pd, intanto, il responsabile organizzazioneLuca Lotti interviene sui rapporti tra il partito e il sindaco di Venezia Orsoni: «C’è un accanimento sul fatto che il sindaco sia del Pd. Non è per scaricarlo, ma Giorgio Orsoni non è del Pd, non ha mai avuto la tessera. Il Pd sostiene il sindaco indipendente Giorgio Orsoni». La replica arriva da Emanuele Prataviera, deputato leghista: «Il Pd non può chiamarsi fuori, Orsoni fino a ieri era considerato uno degli ideologi del Pd di Renzi». «L’altra edificante faccia delle larghe intese» è il commento di Giorgia Meloni (Fdi) su Twitter commentando le inchieste Mose ed Expo. 
Da LA STAMPA.it

Il povero Grillo fa la battuta e poi ? come al solito 

non contribuisce a nulla ...io direi che siamo stufi di 

battute e di ladri, ma anche di imbecilli ...saluti




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